Ninfeo romano


Questo piccolo gioiello (di proprietà privata e purtroppo in stato di elevato degrado da molto tempo) è oggetto di interpretazioni diverse da parte degli esperti da sempre. Secondo la vecchia scuola si tratterebbe di un edificio per il culto di ninfe o dee matrone, di epoca tardoantica, tempietti esistenti in diverse località contornati da boschi e dall’acqua che scorre. Studiosi più vicini ai nostri tempi affermano che tali ipotesi sono spesso frutto di eccessiva enfasi, andrebbero condotti accertamenti più puntuali per stabilire l’effettiva nascita dell’impianto.

 

Il tempietto su pianta ottagonale e coperto da una volta a cupola è stato interrato in età basso medioevale, proprio su questa ipotesi si basano coloro che sostenevano l’autenticità tardoantica in quanto se fosse più recente sarebbe tutto fuori terra e non interrato in un terrazzamento già questo medioevale. Inoltre, se fosse di epoca più recente non ci sarebbe nessun altro edificio che giustifichi l’esistenza di una vasca-ninfeo anche a solo scopo decorativo. All’interno, su cinque dei lati perimetrali sono ricavate altrettante nicchie con apertura ad oculi che contenevano presumibilmente statue raffiguranti dee Matronae. Del ninfeo è sicuramente romano l’impianto e parte dei muri perimetrali e i primi tre corsi dei piedritti della vasca che mantengono le modanature originali.

 

Il ninfeo rappresenta un “unicum” e conferma l’importanza di Pombia già in epoca romana e riassume la storia religiosa e pagana del novarese, inoltre la piscina romana era posta all’ingresso di Flavia Plumbia a margine della via del Ticino lungo la strada che proveniva da Aquileia ed entrava nel castrum. Il Donna D’Oldenico pur affermando la difficoltà a datare con esattezza il monumento, lo collocava con ogni probabilità alla fine del IV secolo.