Età tardoantica


Pombia era luogo di una certa importanza in età Tardoantica con caratteristiche morfologiche adatte alla difesa e al controllo del territorio, occupata dal castrum nell’area oggi denominata Castello. Tipologicamente il castrum pombiese non è un maniero merlato e turrito ma un villaggio fortificato circondato inizialmente da palizzate e terrapieni e successivamente da cerchie murarie in ciottoli e pietrame. La cinta del castro comprendeva la zona Torre, la zona Rocca dove la primitiva rocca andò distrutta e sui resti venne costruito più tardi il castello di re Arduino, ascrivibile al XV secolo, infine la parte alta corrispondente all’area dove qualche secolo avanti si costruirà il Castel Domino.

Pombia nel periodo dal III al V secolo si fregiò dell’appellativo onorifico di Flavia esteso poi dai Longobardi a varie località sede di zecca, ma l’inserimento del paese nel sistema difensivo non escludeva l’occultamento di beni come gioielli e monete in ripostigli monetali e tesoretti contro le incursioni barbariche. Agli anni di Gallieno (253-268 d.C.) è infatti riferibile il tesoretto rinvenuto in località Vernino costituito da 371 monete antoniniane.

Il castro era direttamente in comunicazione con la strada che porta alla vallata del Ticino, via strategica che collegava il nostro territorio con la strada militare di Aquileia, ai piedi del pianoro del Castello esisteva la Porta Ferro, nome che stava ad indicare opere di sbarramento difensivo e doganale, mentre in prossimità del castrum sulla costa a salire è ancora oggi presente il ninfeo o vasca romana, tempietto di culto pubblico risalente come primo impianto forse al IV secolo d.C.