I feudi dal '600 al '700


Il processo intentato dai Nibbia per riavere feudo e signoria si conclude nel 1589 con la vittoria della famiglia, che nel 1592 prende possesso della signoria obbligando tutti gli uomini di Pombia e di Varallo a radunarsi in piazza e prestare giuramento e fedeltà, ma i forti contrasti con la popolazione continueranno con il ritorno dei Nibbia, come già era accaduto in passato. Agli inizi del XVII secolo, dopo l’assassinio di un figlio di Gio. Maria Nibbia da parte del cugino, i due fratelli rimasti, Martino Paolo e Francesco Maria, riescono a farsi assegnare l’intera signoria nelle mani anche dei nipoti Francesco e Luca Vincenzo.

Le condizioni finanziarie dei Nibbia erano però sempre precarie così Francesco Maria e Martino Paolo nonchè i figli del fratello ucciso, offrono a Camillo Caccia la metà del feudo previa autorizzazione della Regia Camera. La relazione fatta stilare nel 1627 molto dettagliata, fornisce una immagine delle due comunità in quell’anno. Nel settembre 1628 viene stipulato l’atto notarile che sancisce la vendita dei Nibbia a Camillo Caccia di metà feudo. Alla morte di Camillo Caccia il patrimonio viene temporaneamente sequestrato dalla Regia Camera e solo nel 1642 gli eredi Caccia riusciranno ad ottenere la restituzione del fidecommesso paterno e di altri patrimoni conservati in eredità. Fra i beni elencati nel documento figurano la cascina in località Camporello e 350 pertiche di terreno in Pombia. Diverse proprietà dei Caccia sono ancora oggi testimoniate in Varallo Pombia. Alla morte di Ottaviano Caccia, che non aveva avuto eredi, tutto il patrimonio compresi i diritti di feudo, sarebbero dovuti andare al cugino Pietro Ferreri, passaggio che si perfeziona con la morte del fratello di Ottaviano, il cardinale Federico Caccia nel 1699. Dunque i feudi e tutte le sostanze del fidecommesso primogeniale ricevuto dal padre Camillo, passano al cugino Pietro Antonio Ferreri che eredita i feudi di Pombia e di Varallo.

 

Nel gennaio 1707 Pietro Antonio Ferreri liquida definitivamente i figli di Paolo Maria Nibbia, famiglia oramai sostenuta con sussidio del Comune. Alla morte di Gerolamo Ferreri nel 1746 sorge una lunga vertenza legale circa l’eredità dei beni ai due fratelli figli di Gerolamo, lite che termina nel 1749 con l’accettazione di ciò che la Regia Camera aveva decretato. Nel febbraio 1770 il marchese Federico Ferreri viene ufficialmente investito della successione dalla Regia Camera di Torino. La documentazione dell’epoca conferma il possesso della cascina Casone e il tenimento del mulino dell’Adorata.

 

Federico Ferreri muore nel 1776, il feudo dei Ferreri termina in conseguenza degli accordi testamentari che prevedevano la cessione del feudo dai Caccia ad altra famiglia e ai figli dei figli per una sola volta e i passaggi erano esauriti.

 

Tutti i beni passano pertanto in eredità alla famiglia della madre, i Sormani di Milano.

 

Marina Sormani, figlia del conte Francesco Sormani, aveva infatti sposato Gerolamo II Ferreri, padre di Ottavio e di Federico. I fratelli di Marina Sormani si occupano dei beni ereditati ma l’anno successivo mettono in vendita tutti i loro beni di Varallo Pombia, Pombia, Borgo T., etc.

 

Il 12 luglio 1784 Gio. Battista Senior Simonetta acquista, a nome del figlio Vittore Bolongari Simonetta, la tenuta il Casone di Pombia, beni che figurano nei documenti ancora intestati al marchese Federico Ferreri. Lo stesso Gio. Battista Simonetta, del borgo di Intra, acquista nel 1786 la tenuta di Montelame da Francesca Simonetta di Castelbarco, un ramo collaterale dei Simonetta.