Casa Natta e Palazzo De Visard


Le vicende di questo complesso si legano direttamente a quelle del Castel Domino, ubicato nella parte più alta del castrum e fanno intendere un passaggio del territorio pombiese del castrum sotto il districtus del vescovo di Novara, avvenuto intorno alla metà dell’XI secolo. L’insediamento deve avere subito un profondo mutamento passando da villaggio fortificato a dimora fortificata del signore, nel basso medioevo il castrum doveva essere attraversato da una via con case, orti, vigne e spazi liberi sui lati. La via terminava con il dongione e la chiesa di San Vincenzo, le famiglie signorili dovevano avere preso possesso delle abitazioni, per continuare la tradizione di vassallaggio con i potenti che si avvicendavano. Queste famiglie altolocate realizzano, forse a partire dal XV secolo, vari edifici e torri dei quali rimane ancora oggi una vaga testimonianza.

 

Difficile stabilire una data degli edifici che si affacciano a levante lungo la via Arduino, le murature sembrano appartenere ad epoche diverse, dalla costruzione del Castel Domino si presume tra la seconda metà dell’XI e il terzo quarto del XII secolo, ad altre murature forse tra il XII e il XIII secolo e alcuni tipi di murature posteriori al periodo di efficienza del castello, che risalgono probabilmente, come suggeriscono il confronto delle tessiture, ad un epoca posteriore, quando viene costruito il nucleo facente capo all’edificio denominato Casa o Villa Natta e Palazzo De Visard.

 

Il palazzo è appartenuto alla famiglia Nibbia, la quale pur costellata da continui problemi, nel corso del secolo XVII riesce a rimettere mano su vaste proprietà del feudo, ristruttura il palazzo con ampliamenti e sopraelevazioni. Il palazzo viene elevato in altezza e viene costruita una colombaia con loggia quadripartita che domina l’abitato ed è visibile in lontananza. La struttura delle volte interne dell’androne che sostengono la loggia e il portale di ingresso denotano l’epoca della ristrutturazione, lo stemma sul portale di ingresso riporta la data 1613 e l'insegna della famiglia, un nibbio visto di fronte con scudo diviso in bande.

 

Negli ultimi decenni del Settecento l’edificio diventa di proprietà dei conti Simonetta; nel sommarione catastale del 1810 la proprietà risulta essere di Natta Menati Benigno fu Antonio e nel 1865, di proprietà del cavaliere Giovanni Battista Natta fu Antonio. Nel Novecento il palazzo, in particolare il corpo lineare ad est ed il parco antistante, diventa di proprietà della famiglia del conte Enrico De Visard.

 

Da notare che il complesso edilizio era chiuso sul lato sud e formava una corte interna chiusa su quattro lati; oggi questo confine non esiste più e lo spazio si apre direttamente sulle fortificazioni del Castel Domino. I corpi che si sviluppavano lungo via Arduino erano adibiti a casseri e all’attività rurale, la porzione inferiore faceva parte probabilmente dell’antico castello mentre la porzione in elevato dal primo piano, appartiene all’ampliamento secentesco.

 

L’edificio, dichiarato di interesse storico, è dunque suddiviso in due parti ben distinte, quella signorile appartenente alle trasformazioni secentesche con un maggiore sviluppo in altezza e la parte rustica occupata dal cassero e dalla foresteria, più antica ma segnata da molteplici interventi in epoche recenti. L’ala del palazzo che prosegue verso levante, ascrivibile al secolo XVIII, pur conservando un aspetto imponente dovuto al notevole sviluppo rettilineo su due piani e sottotetto, presenta minore valenza architettonica rispetto al complesso volume con torretta e corpi simmetrici affiancati.