Cascina Casone e Mulino dell'Adorata


Tra i siti di particolare interesse naturalistico e paesaggistico figurano certamente le antiche tenute in località cascina Casone e cascina Montelame. La cascina Casone già riportata nella mappa teresiana del 1723 comprendeva anche il mulino dell’Adorata, a “due ruote che serve solo per metà dell’anno per la poca acqua”. Proprietario della cascina era il marchese Federico Ferreri, feudatario di Varallo e di Pombia, alla sua morte nel 1776 senza eredi, i suoi beni vengono ereditati dai nipoti Sormani residenti a Milano e da questi venduti. Nel luglio 1784 i beni del marchese Ferreri vengono acquistati da Giovan Battista Simonetta, in un volume redatto dall’agrimensore incaricato vi è la fedele descrizione di tutti i beni esistenti a quell’epoca.

 

La descrizione della cascina Casone, circondata da brughiere, brughiere boscate, paludi, gerbidi e boschi, risulta più sommaria rispetto a quella del mulino. I terreni di pertinenza del mulino erano migliori pur registrando la presenza di gerbidi, poteva contare su terreni tenuti ad orto, a pascolo e sui boschi. Nel settembre 1876 G.B.Simonetta del borgo di Intra, acquistava diversi fondi fra cui il tenimento di Montelame; da quel momento i due territori di Casone e Montelame non verranno più separati anche se i beni cumulati da G.B.Simonetta verranno suddivisi fra i due nipoti Luigi e Francesco con atto notarile del marzo 1863, al termine di delicate vicende politiche e solo dopo l’unificazione nazionale. La sorte assegna definitivamente i tenimenti di Casone e Montelame a Luigi Simonetta. L’inventario redatto per l’occasione descrive la consistenza delle tenute e dei caseggiati. La cascina Casone non aveva la consistenza attuale ma rappresentava una tenuta agricola di medie dimensioni con diversi locali al piano terreno e stanze a quello superiore, circondata da stalle, fienili, portici, il pozzo. Inoltre vi erano gli stabbi e il pollaio. La corte era chiusa da un muro di cinta a ponente con cancello in legno. Tutto il caseggiato era coperto da tetti di legname e tegole con gronde rustiche senza canali.

 

Il mulino dell’Adorata, detto anche “del Zonca”, era affittato con corte, orto e giardino, al mugnaio Gaudenzio Zonca, era servito dalla roggia detta del Molino che derivava dal Ticino. All’interno il mulino aveva tre mole per la macina del grano e una pila da riso con quattro pistoni, un solaio superiore e una stanzetta ai quali si accedeva mediante una scala in legno. L’ingresso al mulino era formato da un nervile sotto tetto e da un ponticello dal quale si accedeva all’interno passando sopra la roggia a fianco delle ruote azionate dallo scorrimento dell’acqua.

 

Dopo il 1863 le tenute di Casone e di Montelame non subiscono più mutamenti, solo i passaggi di proprietà dai Simonetta ai Soranzo. In epoche più recenti, lo stato di abbandono aveva notevolmente peggiorato i caseggiati fino ai primi anni ’90 del secolo scorso, quando la nuova proprietà, rilevando l’intera tenuta, inizia una sostanziale ristrutturazione ma nonostante gli ampliamenti dei fabbricati il complesso ha conservato la struttura e alcuni elementi originali.