Cascina Montelame


Una pergamena datata 2 aprile 1492 di concessione a Galeazzo M.Sforza Visconti duca di Milano per l’estrazione dal Ticino di una roggia a servizio del mulino nei pressi di Montelame, è il primo documento che indica la località Montelame. Analogamente alla cascina Casone, la mappa teresiana individua la cascina Montelame come “sito di casa”, di proprietà del conte Giacomo Simonetta. Ad est della costruzione vi erano due appezzamenti lavorati ad orto che introducevano ad un aratorio; verso ponente erano indicati pascoli mentre a meridione si trovavano le brughiere, alcune brughiere boscate e i boschi.

 

La perizia a supporto dell’acquisto delle proprietà di Montelame nel settembre 1786 da G.B.Simonetta, conteneva la descrizione dei beni. Nel tenimento di Montelame si trovavano due “case di campagna”; la casa del massaro era consistente in tre corpi, due inferiori ed uno superiore, uno dei quali inferiore serviva come stalla. La seconda casa del massaro consisteva in tre corpi inferiori. Oltre alla cantina e due piccole stalle con cascina superiore alle stesse e colombaia al di sopra, la corte e l’aia era cinta da un muro e verso tramontana vi erano i muri di una grossa stalla che terminava con l’ala del tetto che copriva un forno in angolo, un pozzo e una scala in cotto e in legno e ballatoio che metteva in comunicazione i due corpi superiori. Dietro alla cascina dalla parte di levante e annessi alla medesima esistevano altri corpi di casa, stalla e cassero superiore e con l’aia davanti. Tutto intorno alle case c’erano i terreni confinanti con il Ticino, oltre ai boschi, ai gerbidi, agli orti e alle brughiere e un vasto aratorio.

 

Nella suddivisione definitiva fra i fratelli Luigi e Francesco Simonetta nel 1863, si sottolinea come anche la molinazione era migliorata. Il mulino “Dei Chierici” aveva tre mole per macinare frumento e una pista da riso, il cavo Simonetta si era affiancato alla roggia del mulino “Dei Chierici” per irrigare la proprietà, interessata dal 1854 anche dal passaggio della roggia di Oleggio. Il mugnaio, Giovanni Battista Zonca, affittava anche qualche pezzo di terreno. Il mulino era costituito da tre corpi di fabbricato analogamente al mulino dell’Adorata al Casone; al fianco del ponte che immetteva al mulino si trovavano due innesti per lo scarico delle acque in tempo di piena e in occasione di riparazioni al mulino.

 

La famiglia Simonetta esercitava inoltre il diritto di pesca, avendo il passaggio diretto al fiume.

 

L’edificio della cascina Montelame era costituito, all’epoca della famiglia Simonetta, da tre locali al piano terreno e una stalla con portico; tre stanze al piano superiore alle quali si accedeva mediante una scala in legno e si passava da un solaio superiore che occupava gran parte del porticato. Vi era poi un cassero sopra la stalla, uno stabio con pollaio al di sopra, il cortile con il vicino orto. Il secondo corpo di fabbrica consisteva in un portichetto con forno e due pollai annessi. I locali al piano terreno erano tre per la cucina e due superiori e loggiato dove si saliva con scala in legno esterna. Altre tre stalle con i fienili al di sopra, un altro stabbio con pollaio al di sopra nell’angolo della corte e infine il pozzo per l’acqua di sorgente, completavano il complesso della cascina.

 

La tenuta Casone e Montelame rappresenta un esempio di borghesia imprenditoriale di fine XVIII secolo che si sostituisce all’aristocrazia nel possesso della terra. Alla fine dell’Ottocento tutti gli insediamenti erano dotati di stalla (quattro solo a Montelame) e quindi prevalente era l’allevamento di bovini.

 

In sintesi, la casa colonica di Montelame a due piani che si trova dopo l’ingresso nella corte principale verso levante è probabilmente settecentesca. Di interesse architettonico è la grande stalla posta sul lato ovest preceduta da ampio portico, costruita dopo il 1863, che conserva ancora colonne in pietra. La stalla è oggi collegata alle nuove costruzioni a ponente risalenti al progetto di ampliamento dei primi anni ’90 del secolo scorso, dando origine ad una corte autonoma che in origine non esisteva.