Castellazzo e Mergozzo


Il rione Castellazzo e Mergozzo pare ancora oggi un piccolo borgo medioevale pur facendo parte integrante del centro di Pombia. E’ situato nel lembo nord-occidentale del centro abitato e da via Garibaldi si dipartono due viuzze caratteristiche all’interno della borgata. Il vicolo Mergozzo porta all’interno di edifici antichi, il passaggio sotto più archi e murature in ciottoli a spina di pesce, con abitazioni soprastanti caratterizza il luogo. Un documento datato 17 giugno 885 d.C. attesta che Reginaldo (o Raginaldo), figlio di Rapardo “de Castro Plumbia”, “arcidiacunus et vicedominus” del vescovo di Novara, dona alla chiesa novarese per la luminaria del Duomo “alcuni beni (un oliveto) siti in Mergozzo”. La mappa Teresiana individua un agglomerato di case, il catasto Rabbini conferma la disposizione urbanistica definendo con esattezza i corpi delle case e i cortili che si formano al loro interno, la condizione costruttiva è rimasta pressoché inalterata ad oggi.

 

La seconda viuzza parte da via Garibaldi e si inerpica per una ripida salita lungo vicolo Castellazzo a segnare la porzione più occidentale del rione. Nella toponomastica antica il luogo di insediamento di Mergozzo e Castellazzo veniva denominato “Super Curtam”, come riportato nelle Consignationes del 1347, ad indicare forse il sito sopra la “Curtis”. Il complesso edificatorio è piuttosto importante ma pur non presentando le sembianze del tipico castello, l’imponenza e la sua collocazione fa pensare ad un “palazzo nobile”, la dimora del “Domino”, stando alla derivazione toponima del tardo impero. A ponente della “Super Curtam” si diparte la valletta indicata nella toponomastica “vallis buschaliorum”, per cui non è da escludere che il Castellazzo fungesse nei secoli anche da roccaforte punto dominante verso la valle del rio Riale.

 

L’edificio di maggiore bellezza è il palazzo signorile al termine della breve salita del vicolo (il palazzo di proprietà privata è visitabile solo dall’esterno per una breve sequenza lungo il vicolo e più avanti all’altezza dell’attuale centro sociale di via Garibaldi all’entrata principale). Non si hanno notizie certe del luogo, pare che al tempo del massimo splendore di Pombia con il castello Arduinico a primeggiare, il Castellazzo fosse adibito ad emporio agricolo a beneficio del castello dei Borromeo, i molteplici locali a magazzino potrebbero avvalorare questa ipotesi. Esiste poi un locale cantinato con murature di spessore ragguardevole. Il corpo più antico dell’edificio si presenta imponente, è su due piani di civile abitazione più cantinato seminterrato, con un prezioso balcone in ferro battuto al secondo piano; il lato di sud-ovest è contraddistinto da robusti barbacani che sorreggono il giardino al piano abitato nella porzione ovest. Il giardino forma un’elegante corte interna delimitata sul lato est da porticato con tre archi ribassati e colonne e sul lato settentrionale da un’ala adibita a locali di servizio che conservano lo stesso motivo con archi tamponati in facciata. Al livello del cortiletto interno ad est, si notano alcuni speroni di rinforzo del piano interrato; allo stesso livello a fianco della scala si trova il locale legnaia in mattoni a trama ortogonale di particolare bellezza e una massiccia finestra e grata in ferro.

 

In corrispondenza dell’ingresso di vicolo Castellazzo si trova parte del volume che alla data del 1863 ancora non figurava e che divide la piazzetta comune dal cortile rustico, il quale si completa a settentrione formando una corte chiusa, come oggi è possibile annotare.