Castello Nibbia Borromeo


Le notizie del castello Nibbia Borromeo, volgarmente denominato di re Arduino, sono frammentarie e contraddittorie, la tradizione vuole che Arduino d’Ivrea sia nato proprio in questo castello intorno al 955 d.C. e qui trascorse l’infanzia. Il Nigra nel 1937 citava resti di edifici più antichi si suppone su impianto tardo antico. Gli autori del passato tendevano a collocare i grandi avvenimenti dell’età carolingia e post-carolingia all’interno di edifici dell’area del castro che verosimilmente non esistevano ancora, mentre studi più recenti tendono ad attribuire i monumenti in base alla comparazione stilistica, all’esame delle architetture, alla presenza e qualità dei materiali.

Ora, gli avvenimenti del X ed inizi dell’XI secolo, che vedeva il castrum protagonista di una fervente attività amministrativa e di difesa fortificata, non potevano essere riferiti a strutture quale il Castel Domino o la chiesa di San Vincenzo, non ancora edificate, perciò la sede amministrativa del castrum e la presenza dei conti di Pombia avrebbe potuto essere proprio all’interno del castello in oggetto. Il Donna D’Oldenico parlava nei suoi scritti di una primitiva rocca che venne distrutta e sui resti venne costruito il castello arduinico.

Nelle Consignationes Beneficiorum del 1347 compare il termine “ad rocham” che individua forse il Castel Domino definito “rocca o castello del vescovo”, tuttavia il catasto antico e quello recente indica come zona Rocca la porzione nord del pianoro proprio in prossimità dell’ubicazione del nostro castello, dove tra l’altro sono ancora presenti due ruderi in ciottoli, forse le basi di altrettante torri di avvistamento o presidi difensivi. La zona Torre della località Castello di Pombia si trova guarda caso nella stessa posizione. Il castello Nibbia Borromeo nelle sue fattezze attuali è attribuibile alla seconda metà del XV secolo, quando intorno alla metà del 1450 in una relazione per gli Sforza si fa cenno all’esistenza di un castello posseduto dai Visconti. Rimane il dubbio che il castello, forse non rimaneggiato come più avanti, fosse già esistente nel secolo precedente in quanto viene descritta la presenza di una colonna con capitello trecentesco, residuo di un porticato e una colonna ottagonale con base e capitello della stessa epoca. La presenza di due bifore e di merli sovrastanti, richiamano anch’essi a quell’epoca storica. La loggia al piano terra è ornata con affreschi, sul soffitto è dipinta una decorazione ad anelli intrecciati, consueta della pittura lombarda di fine Quattrocento e nelle lunette sono dipinti bellissimi paesaggi. Nel 1507 avviene una transazione per il possesso di Pombia e Varallo Pombia tra i Nibbia e i Borromeo, il castello di Pombia va in capo a Ludovico Borromeo.

La piccola cappella della torre al primo piano presenta affreschi di una qualità assai sostenuta:

nella volta i Simboli degli Evangelisti, sulla parete est è raffigurata la Trinità, la lunetta posta sotto la volta è sorretta da due grandi mensole sulle quali sono dipinti due Angeli. Ai lati della cappelletta immagini di Santi e sulla parete orientale il busto di Cristo completano il ciclo pittorico. Gli affreschi della cappelletta sono opera di un maestro milanese attivo nel primo decennio del Cinquecento.

Infine, in una sala esposta ad est verso la valle, un affresco straordinario rappresenta un tralcio di vite con scritta non tradotta e almeno sei corone ognuna con cinque gemme per ogni facciata, interpretabile forse come simbologia indicante la presenza di un re in quel castello.