Chiesa di San Martino


E’ una chiesa romanica a tre navate senza transetto che anticamente terminava con tre absidi, quella centrale la maggiore e due laterali più piccole che allargavano la muratura esternamente al profilo attuale, come figura dagli attacchi ancora oggi visibili. L’abside centrale offre due monofore archivoltate originali a doppia strombatura. La parte centrale della chiesa presenta un sistema di archi-diaframma forse esistenti anticamente, soluzione che doveva limitare l’area riservata ai monaci del priorato in modo che l’afflusso dei fedeli non interferisse con le officiature degli altari collocati nelle absidi. Le navate sono sostenute da colonne rozze tra loro diverse, una di queste risulta essere un frammento di un monumento funerario romano che nella parte bassa conserva parte dell’iscrizione e la raffigurazione di tre boccali da vino, come probabile parte di un monumento funerario che ricorda l’attività commerciale del defunto.

La diffusione del culto di San Martino di presunta dedicazione longobarda, più correttamente coincide con l’invasione burgunda e franca che nel VI secolo hanno diffuso la predicazione antiariana. Il complesso di San Martino si completava con un chiostro sul lato nord di cui non rimane nulla, elementi che costituivano l’antico priorato dei Benedettini, dipendenza dell’abbazia dei santi Gratiniano e Felino di Arona. La dotazione di terre e il consolidamento della realtà monastica del priorato di San Martino, forse voluta dal vescovo Oddone, era invisa dai conti di Pombia che nel 1060 sono stati destituiti di tutti i loro possessi fondiari dall’imperatore Enrico IV che li aveva destinati alla cattedra novarese.

 

La chiesa ha subito nei secoli molte trasformazioni, nel 1758 viene dichiarata la sospensione al culto in quanto già era iniziato un uso profano di basso profilo.

 

Per la datazione della chiesa, il trattamento delle superfici denota un primo superamento delle incertezze compositive degli elementi di parete delle chiese erette a cavallo tra la fine del X e gli inizi dell’XI secolo; questo, insieme al raffronto con altri complessi, porta ad accreditare una proposta cronologica ai decenni centrali dell’XI secolo, orientativamente tra il 1030 e il 1060.