Chiesa di Santa Maria della Pila


Il riferimento alla chiesa di Santa Maria in Pombia già nel XII secolo lo si deduce dalla perdita di funzioni amministrative del castrum e al venir meno del suo carattere fortificato, nel momento generale del decastellamento, con il graduale formarsi di un nucleo insediativo rurale, la “villa”, in quello che ancora oggi è il cuore del paese. Ma se vogliamo, la tradizione individua addirittura nella dedicazione a Maria le prime chiese cristiane della fine del IV e della prima metà del V secolo d.C.

 

Non esistono in verità prove che documentano quanto sopra affermato, pertanto la chiesa per consuetudine viene classificata come edificio attribuibile al XIV secolo, fonte sicuramente documentata.

 

La visita pastorale del vescovo di Novara, Carlo Bascapè, nel giugno del 1595, consente di analizzare la tipologia del manufatto e soprattutto di constatare che è ancora quella originale, formata da due navate quella settentrionale (la minore) con un soffitto a cassetto e l’altra (la maggiore) con in mostra le travature e i coppi. Terminava ad est con un emiciclo nel quale si inseriva un secondo emiciclo più ridotto i quali rappresentavano la chiusura absidale delle due navate. Dunque un altare maggiore e l’altro dedicato all’Annunciazione della Beata Maria Vergine. Nei due lati contrapposti esistevano un altare dedicato a S. Cristina e la sacrestia verso sud. La chiesa di Santa Maria era detta della Pila in quanto, priva di campanile, aveva la campana retta da un pilastro o “pila” che costituiva il prolungamento della colonna su cui poggiavano i fianchi degli archi delle due navate all’altezza del coro.

 

Intorno al 1650 la chiesa viene incendiata dall’esercito spagnolo e le prime fonti certe dell’edificazione di una nuova chiesa risalgono al 1658, grazie all’inventario dei beni mobili. Pertanto, considerato un congruo numero di anni per la nuova edificazione, i riferimenti alla chiesa anteriori al 1650 circa, sono da ascrivere alla chiesa originale prima della parziale distruzione.

 

Le prime fonti certificano la costruzione della nuova chiesa con il corpo principale nella forma attuale, l’inventario del 1658 accerta l’esistenza di soli due altari, quello maggiore posto a settentrione e l’altro posto lateralmente verso la parte meridionale dedicato alla Madonna Santissima del Monserrato composto da una statua indorata dentro una nicchia con un vetro.

 

Dall’inventario del 1677 apprendiamo della realizzazione dell’altare dedicato a Sant’Antonio nella parete nord, della sacrestia sul lato sud con soffitto a volta e finestra invetriata oltre all’ingresso principale dalla porta a due ante sul fronte ovest. La presenza del campanile compare solo con l’inventario del 1689 che si riferisce in realtà all’anno 1678 dove figura la costruzione del campanile con due campane. Nel 1761 viene fatta richiesta per la realizzazione di un nuovo altare maggiore in marmo con spostamento della Madonna del Monserrato, mentre l’istallazione dell’organo figura nell’elenco di richieste datato 1765. Tra le richieste del curato del 1765, figura la realizzazione della finestra del muro di fondo della chiesa per illuminare maggiormente la cappella della Madonna del Monserrato e la realizzazione della Via Crucis esterna.

 

Ma il rimaneggiamento forse più significativo è quello espresso nelle intenzioni del rev. Don A. Silvestri nel 1896 di alcuni lavori di ampliamento, fatto seguire negli anni successivi con l’aggiunta della nuova sacrestia e un ulteriore spazio per i fedeli sul lato nord, inoltre l’ampliamento del presbiterio con lo sfondamento delle pareti nord e sud dell’altare maggiore e la creazione dei due archi ancora oggi presenti.

 

Dalla descrizione nel 1932 degli storici Barlassina e Picconi, si apprende che la chiesa è in stile classico, ad una sola ampia navata e per il resto si presenta grosso modo come è attualmente, compreso un oratorio dietro al coro intitolato alla memoria dei Santi Andrea e Rocco, finemente restaurato.